Varanasi: la città sacra dell’India, dove vita e morte danzano sulle rive del Gange
Varanasi è una città nello stato federale dell’Uttar Pradesh ed è ufficialmente considerata la capitale spirituale dell’India. Ha molti nomi, tra cui Benares (nome attribuito durante la dominazione inglese) o Kashi (il suo nome primordiale), ed è una delle più antiche agglomerazioni urbane del mondo essendo abitata da circa 3500 anni.
Pur essendo urbanamente molto diversa da quello che noi siamo portati a considerare “una città” ospita più di un milione di abitanti.
Secondo Mark Twain questa città è “più antica della tradizione stessa”.
Ma i miti portano le origini di Varanasi ancora più lontano nel tempo: per i Purana (testi sacri induisti) la città di Kashi era la sola terra ferma di tutto l’universo. Da qui ha avuto origine tutto il creato.
Varanasi per gli induisti è il centro della terra, pur non stando in questa realtà. La vera città si trova sulla punta del tridente di Shiva, mentre quella che noi possiamo visitare è solo la sua proiezione terrena, il punto di contatto tra il mondo degli uomini e quello degli Dei. E non è difficile crederlo quando ti trovi qui!

Le strade di Varanasi
Varanasi è per l’induismo quello che La Mecca è per l’Islam: ogni induista dovrebbe una volta nella vita recarsi a Varanasi per bagnarsi nel Gange.
Questa città ospita più di 2000 templi, ma il più importante, Kashi Vishwanath o Golden Temple, in teoria può essere visitato solo dagli induisti, in realtà la procedura per entrare come turisti è lunga (serve il passaporto per registrarsi e lasciare un’offerta al tempio) e ha l’unico scopo di scoraggiare le visite non religiose.
Ma più di tutte le informazioni pratiche/storiche sulla storia di questa città vorrei parlavi di come l’ho vissuta io.

Le vie di Varanasi
Varanasi è una città incredibile. Inspiegabile. Indescrivibile.
È sacro e profano. Confusione e morte. E (scusate il termine) merda. Tantissima. Ovunque.
Ha l’irresistibile fascino dell’inafferrabile, di quello che non puoi culturalmente arrivare a comprendere.
È un sistema insostenibile Varanasi, una situazione che è portata necessariamente al collasso.
Eppure Varanasi vive e lo fa da molto tempo.
Gli stretti vicoli della città vecchia si alternano in un labirinto in cui è impossibile orientarsi. Impossibile camminare sovrappensiero perché devi continuamente evitare gli escrementi delle mucche, i tuc tuc e i motorini che strombazzato a velocità folle, i cuccioli di cane che sembrano essere ovunque, gli sputi, l’immondizia. Per non parlare delle migliaia di mucche che girano indisturbate per i vicoli e che se ti trovano sulla loro traiettoria ti urtano senza cambiare l’espressione vacua del oro sguardo.

Mucche che rovistano indisturbate nell’immondizia a Varanasi
Appena arrivata in città una mucca mi avrebbe investito se non fosse accorsa una signora urlando “cow, cow” a spostarmi dalla sua traiettoria mentre ero distratta a scattare una foto.

Eccola qui la signora che viene verso di me urlano “Cow! Cow!” mentre dietro di me la mucca mi urtava!
Ecco un video in cui si può vedere una Varanasi tranquilla, poco dopo l’alba, mentre si sveglia lentamente e prende vita.
Ecco perché dico che sembra un sistema insostenibile. Ecco perché mi stupisco che Varanasi funzioni ancora.
Eppure c’è qualcosa di sacro nel modo in cui coesistono animali e umani e tutto quello che sono in grado di produrre. Nel modo in cui cani e mucche partecipano ai rituali lungo il Gange.
Nel modo in cui vedi un cane randagio accoccollarsi vicino ad un uomo steso a terra in cerca di dividere lo stesso calore. Quasi fosse la cosa più naturale del mondo.

Uomini e cani randagi nei Ghat. Chi prepara offerte al fiume, chi si scalda vicino al fuoco. Chi rimane semplicemente in attesa.
C’è qualcosa di profondamente straziante nel vedere i cuccioli di cane che si addormentano nella cenere dei fuochi in cerca di tepore nel freddo inverno.

Cuccioli che si scaldano nella cenere di un fuoco.
E ancora più straziante è vedere i bambini seduti a terra in attesa, mentre i passanti lasciano qualcosa nel loro sacchetto. Ma questi occhi? Come dimenticarli? Non sembrano gli occhi di chi vive rassegnato o si sente perduto.

Bambini a Varanasi
E poi c’è il Gange, la madre Ganga (Ganga Maa), anche detto Gangaji perchè i fiumi sono femminili e il suffisso -ji indica rispetto. Tanti nomi per la grande presenza che incombe sulla città e la sovrasta.

Una barca sul Gange
È come se Varanasi vivesse sospesa sulla riva del Gange, in bilico tra il rimanere in equilibrio e l’esserne completamente risucchiata.
E poi ci sono i Ghat, le gradinate che uniscono la città al fiume, una terra di nessuno spesso coperta di panni stesi ad asciugare (lavati nel Gange), mucche e persone occupate nelle più disparate attività.

I Ghat di Varanasi, con i panni stesi ad asciugare al primo sole
Nei Ghat si può vedere di tutto: dai bambini che muniti di corda e calamita raccolgono le monete lanciate nel Gange come offerta, alle barche che portano fedeli e turisti a guardare Varasi dal fiume, a chi compie i propri rituali e abluzioni come di fronte ad una presenza divina.
Ogni giorno a Varanasi si svolgono due puja (preghiere) dette rito di Aarti presso il Dashashwamedh Ghat, in cui i bramini danzano con in mano oggetti rituali, che hanno lo scopo di salutare il sole al sorgere e al tramonto ma soprattutto di pregare gli dei affinché la pace stia nel mondo, vincendo sul caos e sulla crudeltà.
A Varanasi c’è qualcuno che due volte al giorno, che piova o faccia caldo, prega anche per noi, per il nostro benessere e felicità.

Puja all’alba di fronte al Gange

Preghiere e benedizioni durante la Puja

Il coro che intona la preghiera
Questa città sembra portare sulle spalle il peso di tutta la miseria del mondo.
C’è una cosa per cui Varanasi è nota anche a chi crede di non averla mai sentita nominare. Sono i crematori.
I crematori sono i luoghi dove i morti vengono bruciati nei Ghat, dopo essere stati portati in corteo, su portantine coperte di fiori e con il sari migliore in caso di tratti di una donna. Li vedi muoversi veloci questi cortei, quasi di corsa, con rumorosi canti e grida, verso la destinazione finale. Ho scoperto una volta tornata che le grida che accompagnano i cortei sono: “Ram Nama Satya Hey!” (“Il nome di Dio è verità”), mentre i cori rispondono “Satya Hey, Satya Hey” (“Verità, verità”).
Un corteo mi è passato così vicino che il viso della donna sulla portantina per un attimo è stato a un respiro dal mio. Ero salita su un gradino per farli passare ma in questo modo ero involontariamente alla giusta altezza per incrociare quel volto. Ho chiuso gli occhi, ma ho avuto il tempo di registrare in modo indelebile quell’immagine di un viso insolitamente così sereno in mezzo al caos e alle grida. La bellezza e la cura di quel corpo che strideva con tutto quello che la circondava.
Chi brucia a Varanasi è finalmente libero dal ciclo del Samsara e può ricongiungersi al Paramatma, l’entità superiore, lo spirito supremo.
I corpi bruciati sono purificati e le loro ceneri e ossa verranno restituiti al fiume dal parente maschio più prossimo. In questo modo la persona non si reincarnerá più e entrerà in quello che noi chiamiamo paradiso, che per gli induisti è l’unione totale con tutte le cose.
Ogni anima (jiva) deve attraversare 8400000 nascite e morti prima di concludere la propria esperienza terrena. Ovviamente non tutte umane. Ma questa è una lunga, lunghissima storia e magari un giorno proverò a riaddentrarmi nelle pieghe dell’induismo, di cui per quanto studi mi sembra di sapere sempre poco o nulla, e poi ve la racconto!
Ci sono casi in cui i corpi non hanno bisogno del fuoco che li purifichi. Può essere perché non hanno commesso peccati in vita o perché li hanno già espiati. In quel caso i corpi vengono abbandonati nel Gange legati a dei pesi, letteralmente “sepolti in acqua”. Sono i bambini che hanno meno di cinque anni, le donne incinte, i santoni, i lebbrosi o il malati di vaiolo e chi è stato morso da un cobra.
I crematori invece sono l’inferno in terra.

Crematori a Varanasi
Sono cenere e escrementi. Cani ululanti tra le cataste di legna pronte per le pire. Sono le mucche che scavano tra la cenere e il fuoco che arde ininterrotto lungo le rive del Gange, in cerca dei fiori appassiti delle offerte, di cui possono nutrirsi. Sono fumo e faville che si alzano portate dal vento. Sono le ombre che si aggirano tra le pire, silenziose.
Non trovo altro modo per descriverli se non usando singole immagini, come se fossero fotogrammi di un video incompleto perché è così che li rivedo nella mia testa. In un video in bianco e nero che salta fotogrammi, senza il sonoro se non dei suoni ovattati. Il fumo delle pire si mischia alla nebbia e non riesco a ricordare gli intoccabili, detti dom, i fuori casta, che si occupano dei riti se non coperti di quella stessa cenere.

Crematori nella luce e nella nebbia dell’alba

Cataste di legna pronte per le pire. Servono almeno 300kg di legna per consumare un corpo, ma non tutti possono permettersi questa spesa.
Il Gange intanto li guarda. Placido da sembrare immobile, grigio come la pece.
Mi aspettavo un fiume di melma con chissà quale cosa galleggiante come il Chao Praya a Bangkok, invece il Gange sembra quieto e dignitoso e stranamente anche pulito (sembra… ma è uno dei fiumi più inquinati del mondo).
Nella nebbia di Varanasi a gennaio il Gange sembra la riva del mare, mentre l’ orizzonte si perde nella foschia.

L’alba nella nebbia del Gange. Nell’acqua collane di fiori offerte al fiume
Mi stupisce vedere fin dal mattino le persone fare abluzioni alla fine delle rampe dei Ghat, mentre noi fatichiamo a non battere i denti per il freddo nelle nostre giacche pesanti. Si bagnano, poi si cambiano, si cospargono di oli profumati e si rivestono per tornare alle proprie occupazioni.

Abluzioni all alba nel Gange
Non si tratta solo di persone di bassa estrazione sociale, o di fanatici religiosi. Tutti si bagnano nel Gange per avere la remissione dei peccati. Anche le persone istruite come Harry, conosciuto sul treno verso Varanasi, che qui frequenta l’università (una delle più prestigiose dell’India) e che ogni volta che torna in città come prima cosa si bagna nel fiume. Oppure Bappu, la nostra guida, che a causa di una malattia all’orecchio ha dovuto sospendere le abluzioni fin da bambino perché purtroppo l’inquinatissima acqua del Gange peggiorava la situazione.
Varanasi è una città che sta cercando di riemergere dal fiume di sporcizia in cui sembra sia immersa. Negli ultimi due anni grandi opere di pulizia e riqualificazione urbana sono state ultimate nella zona dei Ghat e si stanno via via espandendo nel resto della città.
Lo sforzo creativo di cambiare la mentalità delle persone che vivono a Varanasi e che di fatto sono l’anima di Varanasi ha portato a questa soluzione:
essendo molto difficile convincere le persone a non gettare l’immondizia o defecare in strada, sui muri di Varanasi stanno apparendo bassorilievi e graffiti che rappresentano gli dei.
A quanto ci hanno raccontato in questo modo il rispetto impone che non si possa sporcare nei pressi dii un’immagine sacra e quindi il lembo di terra sotto a queste immagini rimane pulito.

Immagini sacre nei Ghat di Varanasi
Cambiare la forma mentale di un popolo così antico non è un lavoro semplice ma lentamente le cose stanno cambiando.
Bappu, la nostra guida, non buttava a terra il mozzicone di sigaretta, la spegneva e lo riponeva nel pacchetto. Un giorno gli ho chiesto perché, visto che stavamo in piedi in mezzo a mozziconi e immondizia.
Mi ha risposto: “Un po’ alla volta, si cambia il mondo un po’ alla volta”.
Viaggiare verso Varanasi, NOTE PRATICHE:
Varanasi vista dal Gange
Vi è un’innumerevole quantità di barche più o meno grandi che vi porterà sul Gange dall’alba al tramonto per poter vedere i riti che si svolgono sulla riva occidentale e per vedere la città svegliarsi.
Il problema di farlo all’alba in inverno è la scarsissima visibilità, oltre al freddo intenso. La nebbia la fa da padrone, tanto che nemmeno i gabbiani riescono a trovarti per venire a prendersi il cibo che gli lanci dalla barca, nonostante i rumorosi richiami.

Barche nella nebbia sul Gange
Un rituale molto affascinante e che mi ha ricordato la notte della luna piena ad Hoi An è quello delle fiammelle che si abbandonano nel Gange, affidandogli un sogno o un desiderio. Più lontano le porterà la corrente, maggiore sarà la prosperità che ne deriverà.

Le nostre candele prima di essere lasciate al fiume Gange

Candele nel fiume
Le potete acquistare da piccole e aggressive bambine che si aggirano la sera con delle ceste piene di vaschette con fiori e candeline. Tranquilli, saranno loro a trovare voi.
Quando andare a Varanasi
Come da mia abitudine metto all’angolo la persona più disponibile e informata che trovo in loco e mi faccio dire qual’è il periodo migliore per visitare un luogo. Secondo Bappu, la nostra guida (se vi serve il suo riferimento mandatemi una mail!) i periodi climaticamente migliori per visitare Varanasi sono:
- da fine Gennaio a Marzo, particolarmente indicato per le feste religiose che si tengono in questo periodo
- da fine Settembre a Novembre
Sconsigliato il periodo dei monsoni (la nostra estate) perché in caso di forti precipitazioni il Gange esonda e invade la città e vi lascio immaginare le conseguenze igienico sanitarie… C’è anche da dire che non ci sono più i monsoni di una volta, quindi fate voi, vi ho avvisato!
Sconsigliati anche i mesi più freddi (dicembre/gennaio) a causa delle temperature veramente rigide e della nebbia che si alza solo per poche ore al giorno.
Mi sento di consigliarvi comunque di visitare queste città quando non fa troppo caldo più per una questione di odori e di fermentazione. Non credo serva spiegarsi in modo più approfondito!
Io sono stata qui ad inizio gennaio: faceva freddissimo per quasi tutto il giorno e c’era molta nebbia. Ma non posso assolutamente lamentarmi degli odori, in questa stagione praticamente non si sentono. Oppure ho perso l’uso del naso, sto ancora valutando questa eventualità!

Questo è un laboratorio dove vengono tinti i tessuti. Per il rigido inverno è attrezzato con riscaldamento a pavimento e tutte le norme di sicurezza del caso.
A Varanasi attento a dove cammini
Oltre ad evitare escrementi e animali e possibilmente di essere investito da un tuc tuc o da una mucca, molte altre cose a Varanasi non vanno calpestate. Qualsiasi cosa simile ad un tappeto rosso non può essere pestata con le scarpe e lo stesso vale per le soglie delle porte di templi o luoghi sacri. Non vale sempre, ma nel dubbio scavalcate!
Ovviamente nei templi si entra scalzi. Ovviamente a Varanasi non conviene fare nulla scalzi se non si ha un sistema immunitario più che a prova di bomba.
Portatevi qualcosa per proteggere i piedi! (Calzini alternativi, copriscarpe dell’aeroporto, sacchetti della spesa sui piedi!). Preparatevi a farvi deridere dall’Enzo Miccio della situazione.
Abluzioni involontarie nel Gange
A quanto ho capito l’acqua che percorre la rete idrica di Varanasi viene direttamente dal Gange, filtrata in un depuratore costruito dagli inglesi nell’ottocento. Lungi da me dubitare del buon funzionamento di tale reperto storico, ma di fatto mi sorge spontanea la domanda: avendo fatto la doccia in guesthouse, una volta anche calda, posso considerare di aver fatto anche io le mie abluzioni?
La rete elettrica di Varanasi
Varanasi ci ha accolto con un bel black-out appena messo piede nella stazione dei treni. Districarsi con gli zaini in piena notte, tra la gente che dorme per terra, gli animali e la confusione dopo più di venti ore di treno non è facile.
Bappu si gira, ci guarda e dice “Welcome to Varanasi” sottintendendo che qui le cose funzionano così.
Il problema della rete elettrica è dovuto al fatto che molti di collegano illegalmente alle centraline provocando sovraccarichi e che spesso i lunghi sari stesi ad asciugare toccano i fili e provocano dei cortocircuiti.

Sari stesi ad asciugare a Varanasi
Vi succederà spesso di trovarvi senza corrente elettrica a Varanasi. Welcome!
Come arrivare a Varanasi
Noi abbiamo raggiunto Varanasi in treno da Khajuraho. Sono solo 450km. Per la questura 11 ore di viaggio.
In questo momento ho un sorriso maligno solo sul lato destro del viso.
Ve lo racconto a questo link il nostro viaggio in treno, voglio dedicargli un articolo intero. Lo merita tutto!
In alternativa è raggiungibile in auto, anche se l’autista del nostro pulmino pronosticava 18 ore per percorrere quei fatidici 450km.
Ulteriore alternativa: Varanasi è dotata di un moderno aeroporto, a un’oretta di strada dalla città. Mi ha veramente stupito quanto fosse nuovo e totalmente anacronistico rispetto a tutto quello che lo circonda.
Ah no, scusate. Era tutto il contesto ad essere anacronistico, l’aeroporto era quanto di più contemporaneo ci fosse in zona, ma dopo un po’ di tempo trascorso a Varanasi ci si dimentica in che secolo ci si trova.
Troverete on line un sacco di proposte di tour per scoprire l’India del Nord. Ma non cominciate da Varanasi, avvicinatevi lentamente. Lasciate che l’India vi si apra a poco a poco o lo shock di passare dall’Italia direttamente a Varanasi potrebbe essere troppo forte!
Perché andare in India
E soprattutto perché ve lo scrivo qui. E’ una domanda che mi è stata fatta tantissime volte da quando sono tornata.
Perché mi piace raccontare avventure e disavventure e più che un viaggio mi rendo conto che qualche volta lo racconto più come un percorso di guerra!
Ma in un posto come Varanasi, che è stata l’apice di questa esperienza è ancora più vivo e palpabile il contatto con quella spiritualità che spesso sento mancare nella mia vita di tutti i giorni. Ne avevo parlato a lungo in questo articolo, che parlava di rafting a Bali ma che spiegava soprattutto l’incredibile attrazione che l’Asia esercita su di me.
Le esperienze e le avventure che offre un posto come l’India non sono misurabili. Ti cambiano e lasciano il segno.
Al tuo ritorno le percezioni sono completamente diverse.
Non è una vacanza, è pura vita, concentrata e spesso brutale come solo la vita vera sa essere.

Varanasi. Mucche, sporcizia e street art
Ho trovato interessante questo articolo. Realistico quasi tangibile. Complimenti!
Grazie Carmen,
Varanasi colpisce e lascia il segno!
è la seconda volta che rileggo la pagina di questo blog, complimenti per come riesci a trasmettere le tue sensazioni, sembra di essere li con te, cercavo informazioni su un ipotetico viaggio al festival di holi e mi sono trovato invece incuriosito della cultura indiana
Grazie Massimo, mi fa un immenso piacere!