Ricordi di un viaggio dalla modernità di Singapore alla semplicità di una luna gigante su una spiaggia della Malesia.
Se penso ai ricordi di quel viaggio, alle mille peripezie affrontate, faccio fatica a trattenere un sorriso! La Malesia è un posto stupendo, stranamente poco frequentato dal turismo rispetto a quello che è in grado di offrire. E forse è meglio così, in questo modo mantiene quel carattere ruvido e un po’ spartano che la caratterizza e che rende avventuroso anche solo andare al bagno in aeroporto*. E Singapore è la città del futuro, così come ce la siamo immaginata da bambini guardando film con primitivi effetti speciali.. e invece no, è tutto vero!
Tra tutti i ricordi scelgo questi tre i momenti che mi hanno lasciato sensazioni così forti che basta appoggiare la schiena al termosifone o fermarmi a guardare un tramonto aspettando che sorga la luna e sono di nuovo li, dall’altra parte del mondo.

Garden By The Bay, Singapore
Singapore
Sento il calore sulla schiena, sono ai Garden by the Bay, stesa sulle pietre alla base degli alberi e guardo il cielo attraverso i rami metallici. Fa molto caldo e sono stanca, ma quel calore sulla schiena e sulle piante dei piedi mi arriva dritto al cuore, come l’anima di quel luogo artificiale ma che ha molto da raccontare sulla vita e sull’estremo tendere alla perfezione delle persone che l’hanno voluto e costruito.
La natura vuole il suo tempo, l’uomo ha costruito la struttura in cemento forato e in metallo di questi supertrees alti circa 50m, ma perché le piante crescano forti nei giardini verticali e la ricoprano non si può far null’altro che aspettare.
Puoi imporre certi ritmi ad un popolo, ad una città, ma ci sono cose per cui puoi solo attendere perché la perfezione tanto agognata prenda la sua forma definitiva.

Supertrees, Singapore
Per saperne di più ecco un buon link in italiano con informazioni sui Garden by the Bay.
L’isola di Redang
Quella prima sera, quella luna gigantesca e luminosissima, quel paesaggio surreale, mare piatto e sabbia bianca e il lunghissimo riflesso della luna che si specchiava sull’acqua.
Così senza fiato che ho dovuto interrompere la telefonata che stavo facendo mentre andavo a cena dicendo: “Mamma scusa, devo mettere giù, non riesco più a parlare”.
È così forte ancora quell’emozione che gli occhi mi diventano lucidi a pensare che ero li in quel momento perfetto.
Credo che sia geograficamente e astronomicamente impossibile quello che abbiamo visto quella sera!
Non sono riuscita a fare foto che rendessero giustizia a quel momento ma voglio provare a dipingerlo perché nella mia testa è perfettamente inciso in tutti i dettagli. Il mare della Malesia non ha eguali al mondo secondo me, che pur non avendo visto tantissimo mondo in qualche posto comunque sono stata!

Redang, Malesia

Redang, Malesia
Kuala Lumpur
Quella prima sera al KLCC a guardare le Petronas Tower e quello che le circonda al tramonto.
Quasi un’ora e mezza a fissare la luce cambiare e le torri accendersi. Senza pensare di andarmene o sedermi o bere. Senza annoiarmi nemmeno per un attimo.

Petronas Tower, Kuala Lumpur, Malesia
Lo stupore nell’ammirare quei due gioielli costruiti dall’uomo, in una città che ha grandi aspirazioni ma non riesce a rinunciare a nulla e continua a costruire a strati, sempre più in alto, al punto che guardandola in certi punti sembra di vedere la sezione di uno scavo archeologico.

Petronas Tower, Kuala Lumpur, Malesia
A Singapore ad ogni angolo c’è un cantiere, si butta il vecchio per lasciare spazio al sempre più nuovo, nel rigore di una società che da molta importanza all’apparenza (devo dire comunque che le riesce molto bene!). Kuala Lumpur in confronto sembra una di quelle signore che accumulano in casa ogni oggetto che sia passato nella loro vita, nulla viene distrutto, tutto trova nuova vita un piano più su. Ospita la più povera China Town che abbia visto fin’ora, e la più carina Little India delle città in cui sono stata.

Di questo edificio storico ormai è rimasta solo la facciata, Kuala Lumpur.
*Riguardo alle peripezie a cui accennavo all’inizio ecco la mia piccola avventura per prendere il volo da Redang a Singapore (astenersi Chiroptofobici, ossia persone con la fobia dei pipistrelli!):
Raggiungere l’aeroporto dell’isola di Redang dalla spiaggia, almeno dal nostro resort, è una vera e propria avventura: distanza percorsa credo 2Km sotto lo sferzare di una tempesta tropicale, così composto:
prima parte: primo tratto nel rimorchio di un trattore, per l’occasione piovosa ricoperto di telo nero, pigiati assieme a innumerevoli famiglie cinesi;
seconda parte: su una barca per escursioni subacquee, quindi senza nessun tipo di riparo né modo di fermare le valige, e non capisci più se tutta l’acqua che ti sferza viene dal mare o dal cielo;
terza parte: arrivo al molo, impegnato da altre barche, quindi si sale da una parte inutilizzata dove i gradini sono coperti di alghe e rischi ad ogni passo di finire in acqua. Sempre con le valigie;
quarta parte: in pulmino, ormai fradici e senza dignità;
quinta parte: arrivo in aeroporto, l’intenzione è quella di andarsi a cambiare in bagno con qualcosa di asciutto.
Tentativo n°1: questa è la scena vista dal mio ragazzo: mi vede imboccare il corridoio buio che porta ai bagni con allegria e spensieratezza, felice e divertita di essere ancora viva. Dopo pochi secondi mi vede uscire di corsa (giuro che non ho gridato) inseguita da pipistrelli giganti che soggiornavano nell’antibagno, considerandolo un buon posto da chiamare casa.
Tentativo n°2: ci riprovo. Adesso sono usciti e non sarà di certo qualche pipistrello palestrato ad impedirmi di mettermi addosso qualcosa di asciutto. Mi avvio con lentezza e determinazione verso il bagno, ormai ho ben chiara la pianta dell’area e conosco tutte le vie di fuga. Di fianco alla porta del bagno c’è appoggiata una scala a pioli e da uno degli ultimi gradini pende il papà degli altri pipistrelli di prima. Ci guardiamo negli occhi e decido di andare a prendere la macchina fotografica per immortalare il momento. Torno ma lui indispettito spicca il volo e se ne va.
Tentativo n°3: incerta su quello che potrebbe annidarsi in bagno decido di farmi accompagnare da un ragazzo malese che mi guardava molto divertito. Mi accompagna e non ci sono ulteriori sorprese, mi cambio e tutto fila liscio. Anche il ragazzo poi si cambia, indossa la divisa ed era una guardia dell’aeroporto.
Le meraviglie di arrivare per primi in un piccolo aeroporto che gestisce solo un volo al giorno.
ciao complimenti per l’articolo. in luglio sto organizzando un viaggio in malesia comprendendo le Isole Perhentian e Redang.
volevo chiederti alcuni consigli in particolare in che resort hai pernottato a Redang e quanto ci vuole dall’isola a raggiungere l’areoporto di Kuala Terengganu.
considerando che e’ la mia prima volta in Malesia ogni altro consiglio o informazione che mi puoi fornire e’ gradita
Ciao Giovanni! Intanto ti ringrazio!
Trovi maggiori informazioni su Redang nell’articolo http://www.ilpensieroviaggiatore.com/asia/malesia/redang-avventure-mare/
Ci sono stata nel 2013 quindi qualcosa nel frattempo potrebbe essere cambiato…
Di sicuro posso dirti di prenotare l’hotel il prima possibile perché ce ne sono pochissimi e rischi di non trovare posto.
Come leggerai nell’altro post il mio hotel/resort aveva una parte molto vecchia e veramente brutta e una parte molto nuova davvero bella… L’ho cercato sui siti di prenotazione e non lo trovo! Potrebbe nel frattempo aver cambiato nome ed essere stato completamente ristrutturato visto che anche dalle foto sembra che la situazione sia molto migliorata! La spiaggia era la stupenda Pasir Panjang. Oppure se vuoi stare in una spiaggia più tranquilla e hai budget, con The Taaras non sbagli mai!
Sul tempo di percorrenza Redang/aeroporto faccio fatica a essere precisa perché dipende molto dalle condizioni del mare e da dove si trova il tuo hotel… io mi ricordo di più di un’ora e mezza sulla chiatta e di mezz’ora di taxi dal porto all’aeroporto, ma potrebbero nel frattempo aver migliorato i collegamenti.
Spero di esserti stata utile!
ciao,
Anna