Indonesia, tra vulcani e divinità.
In Indonesia i vulcani sono ovunque giri lo sguardo e sono così alti che spesso forano le nuvole. La loro polvere grigia copre qualsiasi cosa e ti si appiccica addosso, ti entra nel naso, riveste le strade e le case dando a tutto un aspetto trasandato.
Ma li amano i vulcani. Più sono cattivi e più li amano.
L’Indonesia è il paese con il maggior numero di vulcani attivi al mondo (oltre 150) e terremoti ed eruzioni fanno parte della vita quotidiana del popolo indonesiano, il prezzo da pagare per avere una delle terre più fertili del mondo. I vulcani stessi sono considerati incarnazioni delle divinità, mai dimenticate anche con la diffusione della religione musulmana.
La nostra guida musulmana Vishnu ci ha raccontato che nella religione induista, tra le migliaia di divinità, Shiva è una delle più importanti e la più pregata (fa parte della trimurti: trinità indiana composta da Brahma, l’Iniziatore della Vita, Vishnu il Conservatore della Vita, Shiva il Distruttore). Shiva oltre ad essere il signore della danza e dello yoga è anche la potenza distruttiva, spaventosa, che presiede all’incessante dinamica creazione-annientamento-rigenerazione. Per gli indonesiani la distruzione non è solo una fine, è anche occasione di rinascita, di ricostruzione, di nuova vita.
Ecco perché amano i loro vulcani. Dopo che il vulcano ha distrutto l’uomo può ricostruire. E ricostruisce usando la stessa pietra nera eruttata dal vulcano, in un ciclo infinito.
La mitologia orientale è straordinariamente interessante e ci parla delle nostre qualità energetiche, dei lati del nostro carattere che spesso nascondiamo o che ci dominano. Per saperne di più, e in un formato comprensibile e anche divertente ecco il link a Keyoga, il blog di una delle mie insegnanti di Yoga, che di mitologia orientale ne sa tantissimo e la sa anche raccontare molto bene!
Volare sopra l’isola di Giava è stupendo proprio grazie ai numerosi coni vulcanici neri ed altissimi che ti accompagnano per tutto il tragitto.

I maestosi vulcani sorvolando l’isola di Giava.
Pensiamo che siano così lontani da noi e che non ci tocchino, ma i vulcani indonesiani hanno condizionato molto anche la nostra società. In questo interessante articolo troverete due storie che mi hanno lasciato veramente senza parole su alcune delle più imponenti eruzioni mai registrate al mondo (Tambora e Krakatoa) e su come queste abbiano influito nella nostra storia e nella nostra cultura (cosa ci azzecca il celebre Urlo di Munch con il Krakatoa?
Posso anticiparvi che l’eruzioni del Tambora nel 1815 generò una piccola era glaciale e quella che in Europa venne definito “l’anno senza estate”, con conseguente distruzione dei raccolti. Questo diede la spinta alla conquista del West americano!
Il Krakatoa invece esplose nel 1883 e il boato che generò fu il suono più forte mai udito sul pianeta. Le polveri che restarono sospese nell’atmosfera generarono incredibili tramonti rossi e probabilmente anche quel cielo ripreso nel celebre quadro di Munch.
Quindi non siamo poi così lontani, nonostante queste eruzioni siano ben più del famoso battito di farfalla dall’altra parte del mondo.
Lo stesso tristemente famoso tsunami del 2004 che ha colpito in particolare la Thailandia, Sri Lanka, India, Indonesia ma anche altre coste dell’oceano indiano, ha avuto origine da un terremoto subacqueo al largo di Sumatra, in Indonesia.
E dopo questo quadro spaventoso non vorrei avervi dissuasi dall’andare in Indonesia!
Perché l’Indonesia è il posto che più mi è piaciuto nel pezzettino di mondo che ho visto e merita di essere vista e poi rivista.. e poi rivista!
Vulcani nell’isola di Giava
Sono tanti i modi di conoscere da vicino i vulcani in Indonesia: nell’isola di Giava si può andare in barca da Giakarta a vedere il Anak Krakatau, cioè il vulcano che si è creato dopo l’esplosione del Krakatoa (ma è piuttosto pericolosa come escursione, meglio informarsi accuratamente), oppure il trekking del monte Bromo, stupendo per l’ambientazione quasi lunare.
Dal Borobudur si può vedere il sole sorgere dietro il cono di un vulcano, e chiedendo a Vishnu (la nostra guida, non la divinità) se il vulcano che stavamo guardando è più alto del Merapi al sua risposta è stata:
“Si, è più alto, ma il Merapi è molto più pericoloso.”
E con che orgoglio affermava che il “loro” vulcano, cioè quello più vicino a Yogiakarta, è il più pericoloso.

Dal Borobudur il sole sorge dietro il cono di un vulcano che proietta la sua ombra sul cielo
Il vulcano Merapi
Il Merapi (il nome significa “montagna di fuoco”) erutta circa ogni cinque anni e nell’ultima eruzione del 2010 hanno trovato la morte più di 300 persone.
Erano stati evacuati, era stato previsto.
Ma non ce l’hanno fatta a rimanere lontani dalle loro case e dal loro vulcano.
Sono stati i gas e le polveri che sono scesi durante l’eruzione ad ucciderli.
E’ il vulcano più attivo dell’Indonesia ed è anche il vulcano al mondo che ha generato il maggior numero di nubi ardenti. Le eruzioni del Merapi fortunatamente sono cicliche e prevedibili.
Abbiamo visitato la base del Merapi nel 2013, vedendo quello che è rimasto dopo l’eruzione del 2010 e vedendo il fumo che esce ancora dalla terra anche a grande distanza dal cono.

Viaggio in jeep per raggiungere la base del vulcano Merapi.

Passatemi il bisturi. A no. Misure di sicurezza in visita alla base del Merapi.
Eppure.. non fa paura. Lo capisci vedendo la fiducia delle persone che vi lavorano e ci vivono ancora, che lo trattano come un padre un po’ burbero che ogni tanto si fa sentire battendo i pugni sul tavolo. E’ anche la fonte di sostentamento per molte persone e una fonte di orgoglio proprio per la sua forza e potenza.
E guarda un po’… Come al solito più per sbaglio che per intenzione, ci siamo andati proprio nel giorno in cui ricorreva la festa dell’indipendenza dell’Indonesia, quando centinaia di bandiere indonesiane sventolano a Kaliadem, vicino al bunker dove si sono rifugiate due persone durante l’eruzione del 2006, non riuscendo comunque a salvarsi.

Bandiere per festeggiare l’anniversario dell’indipendenza dell’Indonesia. Kaliadem, alla base del monte Merapi.

Bunker a Kaliadem
Qui regna un assoluto silenzio. L’unico rumore sono le bandiere nel vento.
E’ un rumore forte, sono tantissime. Il Merapi si nasconde dietro le nubi e non si fa vedere più.
Ho dovuto insistere con l’autista della jeep perché mi portasse a vedere i toccanti grafiti sulle rovine delle case distrutte dall’eruzione del 2010. Sembra che questo sia l’unico rimasto, ma forse era l’unico che lui conosceva.

Graffiti a Kaliadem
Credo che questa immagine rappresenti molto la popolazione di queste aree.
Guardano il loro vulcano con una vena di tristezza ma non riescono proprio a stargli lontani. Gli occhi curiosi di quel bambino che sbirciano sopra la fascia comunicano quanto la mancanza dello sguardo della madre, volto al vulcano.
Vulcani nell’isola di Bali
Anche la dolce Bali è terra di vulcani, in particolare il nord Est ospita il Monte Batur e l’omonimo Lago che guardano sul Vulcano Agung, punto più alto dell’isola e vulcano ancora attivo. Miti e leggende sono nate attorno al vulcano Agung che per gli induisti è un frammento del Monte Meru, ossia il centro dell’universo e sul tempio Pura Besakih miracolosamente risparmiato dalla terribile eruzione del 1963.

A sinistra il monte Batur, a destra il vulcano Agung a Bali.

I vulcani sono veramente ovunque, anche se provi a distogliere lo sguardo.

Bambino indonesiano che guarda il vulcano Agung
Ancora una volta la distruzione è diventata rinascita e il distruttore è diventato divino nell’infinito ciclo del Samsara.
Come è possibile non amare questo luogo?
In Indonesia sembra che i vulcani sostituiscono completamente le montagne normali. Vi sono intere catene montuose fatte solo di stratovulcani, uno accanto all’altro.
Per non parlare poi del gigantesco Tambora, il supervulcano che ricorda un vulcano di Marte.
Sull’orgoglio è comprensibile, anche io provo un certo orgoglio nel pensare al Vesuvio e ai colli Albani (I colli Albani in particolare hanno la stessa potenza eruttiva del Tambora, nonostante il loro aspetto modesto da stratovulcano). Io vivo al nord Italia, terra dove (fortunatamente) i vulcani non ci sono più. Tuttavia il nord Italia (tra l’altro a ovest da casa mia a 2 ore di distanza) ospitava il vulcano in assoluto peggiore d’Italia, il Valsesia, 10 volte peggio di colli Albani e Campi Flegrei, 100 volte peggio del Vesuvio. La sua caldera in parte c’è ancora, ed i movimenti tettonici hanno rovesciato e portato in superficie camino e camera magmatica.
Wow Nordlys, mi hai dato tantissime informazioni che non conoscevo!
Sono andata a vedermi un po’ di foto del supervulcano di Valsesia, davvero affascinante e unico al mondo.
Anche io ai vulcani sono affezionata, abito vicino ai colli Euganei che erano vulcani sottomarini attivi tanti milioni di anni fa.
Non hanno assolutamente nulla di minaccioso ma la loro storia ci fa riflettere su quanto siano brevi le nostre esistenze rispetto alle ere geologiche in cui questi fenomeni si generano e su come la terra si trasforma.
Grazie Nordlys!
Due cose mi hanno colpita, facendo ricerche sull Tambora. La sua silhouette è molto simile a quella dell’Etna (infatti, come l’Etna è contemporaneamente un vulcano a scudo ed uno tratovulcano). Ed inoltre a dispetto dell’eruzione del 1815, è un vulcano tendenzialmente buono. Secondo Vogripa, prima del 1815, le sue eruzioni peggiori (poche) erano simili a quella che il Vesuvio ebbe nel 1906.