Sei giorni a Malta, insieme a donne fantastiche a scoprire che dove finisce la paura inizia la vita
Avevo molte riserve per questo viaggio. La difficoltà di lasciarmi guidare, di lasciare che fosse qualcun altro a decidere. La difficoltà di affidarmi a persone che non avevo mai incontrato e di superare prove di cui non ero a conoscenza.
Erano quattro giorni di Malta Challenger, organizzati da Stiletto Academy, il primo approccio della “presidenta” Veronica (aka La Spora) ai viaggi motivazionali, per metterci alla prova e costringerci ad affrontare il nostro modo di reagire alle cose, lavorando come gruppo e non come singolo, condividendo esperienze, paure e ansie.
Non posso dirvi di preciso in cosa consistessero le prove perché il secondo gruppo è partito ora e inizia a momenti la sua avventura. Niente spoiler sulle attività, ma posso parlarvi di me, di come l’ho vissuta e di cosa mi sono portata a casa.
Intanto posso dirvi che si partiva solo con uno zainetto impermeabile, nel mio caso con 4,9Kg di peso totale. Compresa una muta che ci sarebbe servita per una delle prove.
Quello zainetto sarebbe poi venuto con noi ogni giorno ad affrontare tutti i challenge.
Posso anche dirvi che un’ondata di freddo anomalo ha fatto si che le temperature fossero molto basse e i miei 3,5Kg di vestiti li indossavo praticamente costantemente in strati sovrapposti, spogliandomi solo per lavare uno strato, certa che il vento di maestrale lo avrebbe asciugato in velocità!
Posso dirvi che la villa che ci ospitava a Gozo era davvero molto bella, in tufo e con soffitti altissimi, con tavole sempre imbandite a festa e plurifotografate (grazie alla massiccia presenza di Food blogger e simpatizzanti!).

Tavola imbandita per la colazione nella nostra villa di Gozo.
Posso dirvi che la cucina di Violeta è stata superba e che ho superato tutte le mie resistenze rispetto alla dieta vegana. La povera Violeta in compenso ha dovuto sfamare per giorni un branco di cavallette affamate e non si è mai presentato il problema di riciclare gli avanzi, perché finché le terrine e i piatti non erano lucidi a specchio nessuno si alzava da tavola.
Le mie prove da superare non sono state tanto fisiche, quanto mentali. Condividere gli spazi con altre persone e il bagno con cinque ragazze, per me che sono abituata a passare il mio tempo da sola a crogiolarmi nel silenzio.
Dormire nella stanza degli orsetti della fiaba, nei lettini affiancati da cui a fatica si riusciva ad uscire senza svegliare qualcun altro. (Vi ricordate di me? Piacere, sono quella che soffre di insonnia!)
Stare tutto il giorno con persone molto diverse da me, con un vissuto e un presente quasi all’opposto dal mio. Costringermi a tirare fuori tutto di fronte a persone che non conoscevo. E Veronica mi ha “sgamato” subito, facendomi parlare per prima davanti al gruppo.
Questo è stato il mio challenge.
In tutto questo avevo un’alleata: ho trascinato mia sorella in questa situazione, tanto quando siamo insieme non c’è niente che mi faccia paura. E ci abbiamo pure aggiunto un giorno alla fine e uno all’inizio, per avere un po’ di tempo solo per noi, visto che nella vita di tutti i giorni difficilmente riusciamo a trovarlo.
Il primo giorno abbiamo parlato ininterrottamente per dodici ore. Ci siamo raccontate tutto quello che ci era successo da Santiago in poi, perché da allora non eravamo praticamente più state sole. Se ci fosse stato un uomo con noi sarebbe svenuto già nella prima metà del racconto!
Poi ci sono stati i quattro giorni a Gozo con le altre ragazze e poi di nuovo un giorno solo per noi, per riflettere su quanto era successo.
Posso dire di essere arrivata a casa pensando di avere un’idea molto precisa.
Ho svuotato lo zaino, messo tutto in lavatrice (l’alternativa era il camino acceso), ho fatto una doccia e mi sono seduta al pc per lavorare.
E in quel momento mi è preso un magone…
Pianti e singhiozzi da far disperare il mio povero cane.
Non era tanto “la vacanza” intesa come non lavorare a mancarmi. Era qualcosa di diverso.
Mi sentivo proprio un vuoto allo stomaco all’idea di essere tornata alla realtà, il peso gravoso della quotidianità che stava per travolgermi di nuovo. La paura di non aver affrontato questa esperienza nel modo giusto, di non aver assaporato ogni attimo come meritava.
Leggo poi su Facebook che anche le altre ragazze sono state prese da una simile malinconia.
Abbiamo vissuto una realtà diversa a Malta. Quello che non avevo colto subito era la forza del gruppo. Era che le prove non erano prove individuali. Perché la prova era superata solo se tutti la superavano.

Una delle prove da superare e il sostegno del gruppo da laggiù.
In questo ultimo periodo ho la tendenza a sentirmi sopraffatta da quello che sta succedendo, dalle decisioni che mi hanno portato fino a qui e dall’ansia del cambiamento, che mi paralizza.
Sono abituata a pensare a me stessa come ad una bolla isolata, a non considerare di chiedere l’aiuto degli altri.
Da questo viaggio imparato che si vince insieme o non si vince a affatto.
Non c’è vergogna nel cercare il sostegno degli altri.
Ho imparato che giudicare dalla prima impressione è sempre sbagliato, che dietro a chi sembra forte e spigliato può nascondersi invece una persona fragile. Che ti viene voglia di proteggerla, anche se non ne hai né la capacità né la confidenza.
Ho imparato che il successo si continua a pagare anche una volta che lo si è raggiunto e lo si paga con sempre più fatica.
Ho imparato che tra donne si può stare insieme senza competizione, che le sconfitte passate condivise con il gruppo diventano un po’ più sopportabili e che non c’è umiliazione nell’ammettere i propri errori.
Ho imparato che un freddo fuori stagione può essere scusato se ti obbliga a riunirti di sera davanti ad camino acceso, a stare tutte vicine e ad ascoltare.
Ho imparato che si può perdere il controllo e lasciare che sia.
Ho imparato che una Cisk fresca in riva al mare vale bene una lunga camminata in discesa e poi in salita.
Ma che se ti dimentichi di portarne una alla cuoca rimasta in villa a cucinare, poi la paghi.
Ho imparato che una fuga in macchina con delle buone complici (Cristina, Violeta, Daniela e Giulia/Elena, rapite alternativamente) può portarti in posti stupendi. Ma se tutto il cibo lo hai in macchina tu e lasci le altre a digiuno potresti pagarla cara anche in questo caso!
Ho imparato che i maltesi sono persone gentilissime. E che anche quando gli porti via lo specchietto della macchina con la tua auto in corsa non fanno una piega.
Ho imparato che grandi paure si possono momentaneamente accantonare se tutto il gruppo è con te e ti sostiene.
Ho imparato che donne bellissime vedono solo i propri difetti. (Ma cosa ve lo dico a fare?)
Ho imparato che piccole donne possono avere grandi sogni. E magari realizzarli pure (io tifo per voi!).
Ho imparato che non esistono problemi troppo piccoli e che c’è sempre qualcuno pronto a porgerti la mano. O la carta igienica.
Ho imparato tra i sorrisi di avere tante nuove alleate in questo mondo un po’ difficile, un po’ a misura d’uomo più che di donna. Ma a noi queste cose non hanno mai fatto paura.
Ho imparato che una donna da sola è forte, ma undici sono un esercito.
Ho imparato che la “presidenta” fa sempre la dura, ma in realtà è una persona molto dolce. Ma non ditelo a nessuno!
Cavolo. Ci rivedo, tutte intorno al tavolo, al camino, con le birre davanti. A raccontarci, a confrontarci e a mischiare i pensieri. E mi manca. Come te, abituata a bastare a me stessa e “meglio sola” (pur con marito e figli, lo sai), ora sento forte il desiderio di udire il coro di incitamento del gruppo. il nostro gruppo, una roba speciale, indescrivibile. Una cordata unica, come hai detto tu: si va su insieme, si casca insieme e si torna su. ognuna aggancia l’altra e la sprona ad andare avanti, a raggiungere la vetta…e una volta su, selfie di gruppo. perchè sentirsi una cosa sola è anche ridere insieme delle facce assurde, scompigliate dal vento. e a quel vento affido i miei abbracci per voi: La Presidenta ci ha aperto le ali, continuiamo a volare. per tutte noi. Un abbraccio stretto :*
Bellissimo Elena! La voce del gruppo ormai ci appartiene e l’esercizio che voglio provare a fare quando mi sentirò di nuovo sopraffatta, quando cercherò di nuovo di opporre resistenza al cambiamento, sarà di sentire le vostre voci dietro di me.
Sentirvi incitare e ridere, sentirvi presenti. E’ stato un grande dono questa esperienza, facciamone tesoro!
Un abbraccio e una spettinata ai capelli!