La differenza sostanziale tra chi subisce il viaggio e chi è un viaggiatore.
Mi piace pensare di essere un viaggiatore, non un turista.
Il turista parte da casa con la valigia piena e spesso torna abbronzato come una scarpa di cuoio e carico di ninnoli.
Il viaggiatore parte con la valigia mezza vuota per far spazio alle storie che porterà a casa, torna con la pelle dello stesso colore, ma appena sotto qualcosa è cambiato. Ogni viaggio anche breve ti cambia.
Credo di essere diventata una viaggiatrice il giorno in cui facendo la valigia ho deciso di lasciare a casa i tacchi alti!
E il giorno in cui ho smesso di rispondere a chi mi diceva: “Ma sei stata in vacanza? Non sei per niente abbronzata.”. Quasi come se il metro della riuscita di una vacanza si misurasse con una scala colore.. dimenticavo i più simpatici: “Trovato pioggia?”.
Quello che secondo me distingue il viaggiatore dal turista è che il viaggiatore si rende disponibile al cambiamento, è disposto ad esporsi e a cambiare opinione, a superare i pregiudizi e la necessità di controllare tutto e di aver ragione ad ogni costo. Rimane in ascolto per poter sentire le voci che vengono da fuori e da dentro. Si adatta alle scomodità e scopre così di essere più versatile di quel che pensa.
Cerca il contatto umano e non si chiude in un villaggio turistico in modo da non vedere la povertà e la miseria che lo circondano. Non me ne vogliano i frequentatori abituali di villaggi turistici, quelli che sanno a memoria le sigle e gli orari dei tornei di freccette. Anche io sono stata più di una volta in villaggio turistico, in certi paesi è la soluzione più sicura ed economica, ma mi sono ritrovata che a fine permanenza gli animatori venivano a salutarmi scambiandomi per un nuovo arrivo!! Non fa proprio per me..
Alcuni esempi:
fare il bucato nel minuscolo lavandino della tua stanza (sempre in valigia un pezzetto di sapone di marsiglia pronto per questa eventualità!):

Fare il bucato nel bagno all’aperto della propria stanza a Ubud.. non ha prezzo!
Provare a far colazione con le tradizionali palle di pesce in una Food Court a Singapore (per poter dire con cognizione di causa che sono terribili e che non è tutto oro quello che appiccica!):

Colazione alla Lavander Food Square a Singapore
Molte persone che conosco hanno bisogno di “ferie” intendendo un periodo lontano da casa e dagli obblighi in cui le giornate scorrono senza nessuna fatica al motto del “dolce far niente”. Nel mio caso dopo il primo giorno si comincerebbe a manifestare un grave squilibrio mentale peggiorato da una sindrome simil-premestruale con annessi e connessi attacchi di panico. No, non sto esagerando.
Non auguro a nessuno di trovarsi con me in un momento del genere!!
Non credo di essere l’unica a soffrire di questa “patologia”, sono un viaggiatore irrequieto, necessito continuamente di nuovi stimoli, scoperte e adrenalina. Mi piace cambiare 10 hotel in un viaggio, perché ci si sposta, ci si spinge sempre oltre, si esce dagli itinerari più conosciuti e si va a caccia di posti improbabili.
Posti che neanche le guide locali conoscono, dove le persone ti chiedono da dove vieni, rispondi “Italy”. Ti guardano e non hanno idea di dove o cosa sia!!! (Mi è successo veramente in alcuni posti meno noti dello Sri Lanka!) Questo è quello che chiedo ad un viaggio.
Cambiami, stravolgi le mie certezze, dimostrami che posso sostenere la fatica e i disagi molto più di quello che pensavo, mostrami i miei limiti e insegnami a sorriderne, sfiniscimi e poi dammi una notte di sonno profondo con cui ristorarmi (e gli insonni come me ne capiranno l’enorme valore)..
I turisti sono andati in vacanza mentre i viaggiatori hanno fatto qualcos’altro. Hanno viaggiato.
(Alex Garland)I turisti non sanno dove sono stati. Il viaggiatore non sa dove sta andando.
(Paul Theroux)I viaggiatori sono quelli che lasciano le loro convinzioni a casa, i turisti no.
(Pico Iyer)