Avevo scritto questo articolo una settimana fa. Era pronto in bozza, mancava solo la pubblicazione.
Parlava di come in questo periodo mi sentissi inaspettatamente quasi felice.
Di come io stessa ne fossi sorpresa.
E poi è arrivata la mazzata.
Qualcosa di molto brutto è successo a persone molto vicine e mi è sembrato in un secondo tutto molto sciocco, parole inutili.
Ci ho pensato nella settimana che è trascorsa. E mi sono resa conto di una cosa: la felicità non può venire da fuori.
Per essere felici non possiamo aspettare che tutto intorno a noi sia perfetto, che il mondo sia in pace e che tutto nella nostra vita e in quella di chi ci sta vicino funzioni alla perfezione. Dobbiamo provare a prendercela questa felicità, anche se tutto rema contro. Anche se pensiamo che sia quasi uno sgarbo cercare di essere felici mentre gli altri sono profondamente tristi. Perché dividere delle lacrime può essere terapeutico, ma condividere il dolore alla lunga non porta a dividere il carico di dolore totale tra più persone. E’ solo più dolore. Perché a volte un sorriso può tentare di fare di più.
E non voglio dire di fregarsene del mondo che ti circonda e delle altre persone. Ma solo cercare di essere costruttivi, cercare di migliorare le cose per quanto ci sia possibile. E quando non è possibile fare neanche questo cercare di esserci e basta, anche sbagliando, ma se è in buona fede chi ci ama capirà e saprà perdonare i nostri maldestri tentativi.
Perché lo dobbiamo a noi stessi il tentare di essere felici. Al nostro corpo che tutti i giorni ci porta in giro tra impegni, lavoro, svago, consumandosi lentamente. Alla nostra mente che ogni giorno si scervella per risolvere/creare nuovi problemi. Al nostro essere che è un’entità così semplice e votata alla felicità, ma sempre invischiato tra i mille tranelli che il corpo e la mente gli tendono.
Tentare di essere felici è un nostro dovere.
E’ già abbastanza difficile di per se, se neanche ti metti nella giusta disposizione d’animo diventa impossibile!
E quindi via. Torniamo ad una settimana fa, quando mi sentivo quasi felice ma avevo paura ad ammetterlo. Prima che con un colpo di mano cambiasse tutto.
Nella speranza che possiamo tutti ricominciare da qui.
Da quando sono tornata dal Vietnam ho pubblicato poco… strano perché di cose da dire ne ho tantissime!
Ma sento che qualcosa è cambiato… è come se fossi entrata in un flusso diverso, dove ci sono gli stessi ostacoli di prima ma è come se avessi imparato a saltare più in alto e non mi bloccassero più. Sono un’atleta che fa una corsa ad ostacoli e spicca salti lunghissimi e senza difficoltà. Strano. Non mi ero mai sentita così.
Eppure le cose non sono più facili, la situazione qui non è rosea per niente! Ma è come se non mi riguardasse più.
Mi scopro a svegliarmi di buon umore (io?!!!!), a canticchiare in macchina.
Mi scopro a sorridere da sola ai papaveri lungo la strada.
Mi stupisco a vedermi più positiva.
Penso sia la cosa più vicina alla felicità che abbia provato negli ultimi anni. Ma siccome ammettere di essere felice nella mia vita ha portato sempre all’arrivo di cataclismi inenarrabili, non lo farò. Neanche sotto tortura!
Non lo so se è stato il Vietnam o se è stato solo il cercare di prendermi la vita che volevo. Quella che ho sempre detto: se potessi, farei…
Adesso che proprio non posso, faccio comunque.
Partire ad aprile in un momento che sinceramente nemmeno io mi aspettavo è stato un po’ come prendere il treno che va nell’altra direzione la mattina andando a scuola.
Tutto quello che è successo è stata un’emozione più grande, proprio perché strappata alla quotidianità, proprio perché quel tempo non era neanche mio e me lo sono ripreso.
Adesso che i soldi scarseggiano, che il lavoro va male, che la salute è un po’ così, mi sento più ricca e più forte che mai.
Quest’anno cambierà la mia vita. Non so perché ma ne sono stata convinta fin dal primo di gennaio.
Ed io che sono un po’ strega di solito non sbaglio!
Possiamo lamentarci perché i cespugli di rose hanno le spine,
o gioire perché i cespugli spinosi hanno le rose.
(Abraham Lincoln)