E ritrovare il piacere di ascoltare se stessi
E’ una gioia per me questo Blog. Non so se riscontrerà i favori di un ipotetico pubblico, ma l’effetto che ha su di me è sicuramente positivo. Rimettere in ordine i pensieri, dargli forma organica per renderli comprensibili anche ad altri e di conseguenza più ancora a se stessi. Scrivere è sempre stato un momento di grande soddisfazione per me, anche se non ho mai avuto la costanza neanche di tenere un diario.
A scuola il giorno del tema era un giorno di festa. Tre ore senza rotture di scatole, solo a scrivere di un argomento, magari non di mia scelta, ma qualcosa da dire lo si trova sempre. E direttamente in bella copia che se facevo anche la brutta succedeva che nel ricopiarla venivano fuori due temi diversi!
Poi più nulla.. gli anni a ingegneria, gli anni al lavoro… non ho più scritto una riga.
E poi..
E poi è venuto il viaggio in Indonesia e si è fatta così forte la necessità di mettere nero su bianco i miei pensieri, di non perderli, di non dimenticare ogni emozione che quel viaggio mi ha portato. Ed eccomi a cercare in aeroporto a Yogiakarta un libretto, un quaderno, un qualsiasi cosa su cui annotare i miei pensieri.
Sull’aeroporto di Yogiakarta ci sarebbe molto da dire.. ma mi limito a considerare che in uno dei due negozi, nel mare di infinita e spesso misera umanità dell’unico gate, c’era proprio il libretto che mi aspettava. E ho cominciato subito a scrivere.

Il libretto che ho comperato a Yogiakarta.
La calligrafia incerta, da quanto tempo non tenevo più in mano una penna per più che poche righe, l’appoggio instabile, il vicino che butta l’occhio a quello che scrivo, ma abbandona subito l’idea di provare a interpretare l’italiano e torna a fissare di sottecchi le ragazze velate sedute davanti a noi. E’ un uomo talmente piccolo che da noi vestirebbe taglie da bambino. Indossa infradito e giubbino in pelle e il suo bagaglio a mano è un sacco dell’immondizia. Non ho una memoria così ferrea.. è tutto scritto sul mio libretto! Insieme a riflessioni sul dove sta andando e su chi lo starà aspettando. E su quanto saranno piccoli i bambini di un uomo così piccolo!
L’aereo ha un ritardo imprecisato, forse qualche ora, nessuno lo sa. La sola indicazione che ci sanno dare è che quando atterrerà lo vedremo dalla finestra. E così è stato.. continuo a scrivere in aereo, in macchina… non riesco più a fermarmi. Forse il mio blog è nato quel giorno di agosto nel 2014, solo che ancora non lo avevo capito.
Ogni mattina penso a cosa vorrei scrivere oggi, e un argomento arriva sempre, e non è mai quello che ho pensato al giorno prima. Ho una lista di argomenti da trattare lunga una pagina scritta più di un mese fa, ma ne trovo sempre di nuovi e non la affronto mai! Mi fa sentire così libera scrivere di niente, aspettare che siano le parole a rivelarsi. Sto addirittura scrivendo sullo scrivere.

Tra gli appunti salta fuori anche qualche schizzo di dove mi trovavo mentre scrivevo. Questo era un bellissimo giardino panoramico ad Ubud, Bali.
E ho ritrovato il piacere di leggere, e di affezionarmi agli autori più che ai personaggi. È come avere un amico che ti aspetta ogni sera per raccontarti una storia, alla fine del libro più che i personaggi della storia ti mancherà il tuo amico che te li racconta. E quell’appuntamento a notte fonda, con il cane che mi spinge sul fianco per infilarsi sotto al risvolto della coperta, per godermi finalmente qualche pagina di un buon libro, tanto di dormire non se ne parla. E il rimandare le ultime pagine per ritardare l’addio..
E non importa se scrivo frasi troppo lunghe e spesso contorte e se qualche volta uso la punteggiatura in modo creativo. Se ogni volta che rileggo correggo errori e ne inserisco di nuovi, così.. per equilibrio!
Sono una ragazza fortunata, ho la possibilità di fare le cose che amo e non voglio mai darlo per scontato.
Scrivere è un po’ come fare i minatori di se stessi: si attinge a quello che si ha dentro, se si è sinceri non si bada al rischio di farsi crollare tutto addosso.
Andrea De Carlo, Due di due, 1989
Bravo, pure tu ingegneria come mestiere e scrittura come passione . Sarà un caso ma mi hai strappato un sorriso. Io scrivo su Facebook, alcuni post soprattutto di politica che qualcuno legge e spesso contraddice. Ma ho scoperto da qualche tempo che mi piace scrivere, quasi fisicamente. Sarà forse il narcisismo che riempie FB e quindi anche me? Sarà vero piacere nello scrivere ? Non so, so solo che scrivo, leggo, correggo, rileggo e a volte come stasera mi emoziono pure un po’ nel leggere le mie parole. Per cui credo di capirti. Non so se hai bisogno di comprensione e non so se ciò abbia importanza, però mi fa piacere che anche ad altri piaccia scrivere e che lo manifestino. Avevo cercato in rete “piacere di scrivere”, sono apparsi molti risultati. Poi ho letto x caso il tuo e mi sembrava forse il più sincero, meno commerciale. Fai conto che sia come un messaggio in bottiglia, come una noce di cocco dipinta in Cast Away. Auguri a te, questa sera ti sono vicino.
Grazie Stefano,
Mi è piaciuta tantissimo e mi ha emozionato l’immagine con cui hai concluso e se sai fare questo con poche parole, allora scrivere è un dovere verso te stesso e anche verso chi ti vorrà ascoltare!
Sul mio scrivere ci sto lavorando, la mentalità dell’ingegnere richiede uno studio approfondito per ogni materia, quindi sono in continua evoluzione! E mi da una gioia che non avrei immaginato studiare finalmente qualcosa che mi appassiona così tanto.
Perché fermare una cosa che ti fa stare così bene? Scrivi dove vuoi: su Facebook, su un quaderno, su un tovagliolo, sul retro della lista della spesa. Prima o poi ti servirà quel pensiero fugace che ti aveva attraversato la mente e saprai esattamente dove trovarlo.
Auguri Stefano, il tuo messaggio è arrivato a destinazione!